La nutella e l’olio di napalm

di Salvatore Romeo e Gloria Romeo*

Numerosi sono i fotogrammi “indelebili” tratti dal cinema italiano; scene, più o meno epiche, che s’insinuano nella memoria come sabbia nei capelli nelle assolate giornate marine d’agosto. Come dimenticare il fascino di Mastroianni; la preparazione della lettera alla “malafemmina” di Totò e Peppino; la voce di Ferruccio Amendola che riveste di un velo dorato i film con la sua voce. Ma una scena mi colpisce ogni qual volta mi viene riproposta: Michele Apicella (Nanni Moretti nel film Bianca) che fa colazione con del pane e nutella presa direttamente da un barattolone alto un metro. I signori Ferrero, coloro che regalano dolci momenti alle famiglie italiane, saranno sicuramente entusiasti della pubblicità ricevuta in quei pochi fotogrammi. Ah la nutella! Chi non ha mai assaggiato un cucchiaio di quell’”oro marrone”, magari steso su di un letto di pane caldo o su di una crepès fumante nel cuore della notte. Cosa ci sarà mai di male ad allietare le nostre “amare giornate” con un poco di sana arte pasticciera “made in Italy”? Cacao, nocciole e latte, a chi può far mai male?

In realtà la componente di nocciole, cacao e latte individuabile nella nutella è assolutamente minoritaria nella ricetta della crema. Già leggendo la composizione dell’impasto dall’etichetta, si nota che la somma delle percentuali degli ingredienti “principali” (o meglio i presunti tali) è nettamente inferiore al 50% (nocciole 13% + cacao magro 7,4% + latte scremato in polvere 6,6%), per un totale del 27%. Ed il restante 73% da cosa è composto? Ovviamente la Ferrero evita accuratamente di inserire le quantità precise dei restanti ingredienti (zucchero, olii vegetali, emulsionanti) sull’etichetta, ma già ad un’analisi superficiale si nota come alla voce carboidrati venga riportato un valore del 57% (57 g su 100) quasi interamente dovuti alle nocciole (17%) e allo zucchero. Dunque la quota che rimane, nell’intorno del 25%, rappresenta l’utilizzo di olio vegetale. Ma che olio viene utilizzato? Olio di oliva, sano e “nostrano”? Olio di Girasole? Olio cuore? Olio per motori diesel? Nulla di tutto ciò. La Ferrero come la quasi intera totalità dell’industria dolciaria utilizza l’olio estratto dai semi della palme (bacche dure e lisce, ottimi sostituti delle pietre quando vengono scagliate nelle “risse” dei bambini, come sa chiunque abbia avuto un’infanzia nella periferia tarantina).

Ma cos’è l’olio di palma?

Per capire cosa sia l’olio di palma si deve fare prima una precisazione sulla differenza tra i diversi tipi di grassi presenti in commercio. I grassi si dividono in grassi insaturi e saturi, rispettivamente conosciuti come grassi “buoni” (es. dell’olio d’oliva) e “cattivi” (es. il burro). Tra i grassi cattivi oggigiorno si fanno sempre più strada i cosiddetti olii vegetali, più precisamente l’olio di palma e l’olio di cocco. Questi olii, per essere utilizzati al meglio in tantissime preparazioni dolciarie devono subire un processo di idrogenazione, processo che consiste nel prendere l’ olio vegetale , scaldarlo fino a 170 gradi e insufflare in esso idrogeno gassoso sotto forma di bollicine con l’ausilio di metalli catalizzanti (nichel, palladio) . Tale procedimento causa un aumento del punto di fusione e quindi favorisce lo stato solido del composto a temperatura ambiente conferendo allo stesso una consistenza simile al burro. I grassi saturi vengono metabolizzati attraverso attività fisiche impegnative (es. maratona) noi non riuscendo a metabolizzarlo favoriamo il deposito dei grassi a livello delle arterie principali. Le lipoproteine LDL ossidate provocano vasocostrizione, aumento della adesività dei globuli bianchi, aumento della aggregazione piastrinica: è questa la fase iniziale dell’arteriosclerosi. In uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Copenhagen nel 2011, inoltre, è evidenziato come l’assunzione di olio di palma sia strettamente e significativamente correlato ad un aumento del colesterolo LDL ( il colesterolo cosiddetto “cattivo”) aumentando, così il rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari [1]

Per cosa viene usato l’olio di palma?

Principalmente per l’industria dolciaria. Creme spalmabili, margarine, dolci e biscotti. (Quasi) Tutto ciò che è industriale contiene olio di palma, spesso nascosto dietro la dicitura olio vegetale. In tempi recenti era stato previsto l’utilizzo dell’olio come componente essenziale nella creazione dei bio-diesel, ipotesi però ormai accantonata dato il sempre più massiccio utilizzo dell’olio di colza. E’ da notare che la produzione di CO2 necessaria a coltivare, tagliare e trasportare le piante è maggiore di quella che si viene ad eliminare con l’utilizzo dei suddetti bio combustibili.

Ma perché si utilizza l’olio di palma?

L’olio di palma, ormai, sostituisce il pregiato burro di cacao causando una diminuzione del costo del prodotto e aumentando, quindi, la competitività dello stesso sul mercato. Le etichette, riportando una dicitura molto generale (olio vegetale), ci inducono a credere che tali olii di origine vegetale siano qualitativamente migliori rispetto a quelli di origine animale (principalmente burro e strutto), senza specificare che questi olii di provenienza tropicale contengono acidi grassi saturi, difficilmente metabolizzabili, che hanno un effetto tossico sul nostro organismo. Con una sola merendina o una porzione di altri preparati contenenti gli oli vegetali (tra cui patatine fritte, biscotti da latte (anche per l’infanzia) merendine, barrette al latte e cioccolato, torte pronte e prodotti dolciari di ogni tipo), si raggiunge o si supera la quota di grassi saturi che una dieta equilibrata prevede di assumere nell’arco di una giornata. Basti pensare che le merende fresche destinate ai bambini contengono 25g di grassi su 100g di prodotto. Leggendo l’etichetta si può dedurre che tale quota lipidica è dovuta principalmente ai primi due ingredienti presenti nella sempre più piccola e nascosta lista sul retro della confezione (bisogna considerare il fatto che gli ingredienti sono posti nella lista in ordine decrescente di peso). Questi ingredienti sono quasi sempre zuccheri e olii vegetali.

Quali effetti ha sul Pianeta l’utilizzo di olio di palma?

Ovviamente c’è chi, consapevolmente o meno, non si cura degli aspetti alimentari quotidiani; il basso costo ed il poco tempo a disposizione, fanno si che sia facile cedere alla tentazione di comprare prodotti dolciari industriali, piuttosto che prepararli a casa o comprarli in laboratori artigianali. Ma gli aspetti nocivi dell’olio di palma non si arrestano alla sola saluta umana. Da anni le principali associazioni ambientaliste ed umanitarie del Pianeta, combattono una strenua battaglia contro l’olio di palma. La coltivazione di palme da olio sta infatti prendendo piede sottraendo terreno a foreste dal valore inestimabile, comprese antiche foreste pluviali caratterizzate dalla presenza di ecosistemi irripetibili al mondo. La preparazione del terreno per la coltivazione delle palme da olio richiederebbe interventi drastici che comprenderebbero incendi in grado di distruggere centinaia di ettari di foreste ogni anno in nome di necessità industriali sempre più incalzanti, tra le quali figurano quelle di multinazionali del calibro di Mars, Netslè e Ferrero. La devastazione delle foreste pluviali provoca inoltre un grave danno alle popolazioni indigene che tuttora le abitano (contribuendo alla loro difesa e protezione), alle quali territori che esse occupano da secoli verrebbero sottratti senza remore.

E’ possibile contrastare l’utilizzo industriale di olio di palma?

Come si evince da questa analisi, l’olio di palma oltre a provocare sfruttamento e distruzione delle foreste, se assunto in dosi massicce ha effetti negativi e permanenti sulla salute dell’uomo. E allora perché non disincentivare l’utilizzo di questo olio da parte delle multinazionali alimentari? In realtà c’è chi ci ha provato: in Francia pochi giorni fa ha fatto molto scalpore la notizia dell’aumento dei dazi sull’importazione dell’olio di palma da 100 a 400 euro. Questo comporta in termini economici un aumento del costo della produzione e dunque del prezzo di vendita nel caso di mantenimento dei ricavi inalterato, di soli 13 centesimi (per un barattolo da 400g). La Ferrero si è immediatamente opposta (anche con l’ausilio di campagne pubblicitarie mezzo stampa) a quella che è stata ribattezzata la legge “anti nutella”, spiegando che avrebbe fornito esaurienti spiegazioni a coloro che sono interessati agli effetti dell’olio di palma sull’uomo.

Scommettiamo che la loro versione sarà molto discostante da questa?

* biologo nutrizionista presso il policlinico di San Donato (MI)

[1] (Tholstrup T, Hjerpsted J, Raff M.Department of Human Nutrition, Faculty of Life Sciences, University of Copenhagen, Frederiksberg, Denmark “Palm olein increases plasma cholesterol moderately compared with olive oil in healthy individuals”.Am J Clin Nutr. 2011 Dec;94(6):1426-32. Epub 2011 Nov 9).