Movimento Cinque Stelle: Si, ma come?

di Salvatore Romeo (’85)

Un programma elettorale, di solito, è il documento formale “responsabile” dell’elezione o l’eventuale mancata elezione, di un candidato/partito politico ad una consultazione elettorale. Il programma rappresentata il cuore di un partito politico, l’incarnazione dei principi e delle regole con cui vuole governare un ente pubblico; in ultima istanza è la sua anima ed essenza. La cura e la precisione con cui  dovrebbe essere preparato un programma elettorale, dovrebbe essere  un sunto del pragmatismo e la cura dei dettagli di uno scienziato. Ogni punto dovrebbe essere ben descritto ed sostenuto, con tesi puntuali ma di facile comprensione. Il dettaglio è fondamentale, così come l’esulare ogni tipo di fraintendimento. La storia politica passata e recente ci insegna che, nella quasi totalità dei casi, il programma elettorale sia stato puntualmente disatteso; ha assunto sempre più le sembianze di un “promettendo” che di un “mantenendo”. Ma la presenza di programmi elettorali precisi ci ha permesso di valutare le differenze ed i gap tra quanto promesso e quanto effettivamente realizzato. Forse per eliminare dubbi e possibili raffronti critici, il movimento cinque stelle ha ben pensato di pubblicare un programma elettorale per le elezioni 2013, che sia il più distante possibile dal concetto di completezza e chiarezza.

Per chiunque ne avesse letto il manifesto politico, avrebbe notato che il movimento cinque stelle propone delle “ricette” per la cura del paziente “Italia” banali, molto generiche e vaghe. Come se a prescriverle fosse un “medico” alle prime armi o ancor meglio, un millantante studente di medicina. Non è definita una direzione da seguire, non sono tracciati i sentieri da percorrere né le tempistiche: troppi i buchi per un partito che si appresta ad entrare (in nutrito numero, stando ai tanto idolatrati sondaggi) nel parlamento italiano. Tra i tanti, ci sono alcuni punti “oscuri” per :

  • Misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa: questo è uno dei punti cardine dell’intera campagna politica. Tutti i partiti (o quasi tutti), con ricette e cure differenti, sono d’accordo sul rilancio della piccola e media imprenditoria italiana. Il partito di Grillo e Casaleggio non specifica in alcun modo cosa, come e con che risorse rilanciare l’imprenditoria (e perché no l’industria) italiana.
  • Abolizione dei contributi pubblici ai partiti: non è una novità: anni fa c’è stato anche un apposito referendum. Ma non viene spiegato come debbano essere regolamentati i contributi dai privati (per non andare troppo oltre dai confini della nostra città, si può ripensare ai contributi di Riva per la campagna elettorale di Bersani).
  • Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica: un po’ come fatto da Berlusconi con la restituzione dell’Imu, qui  viene garantito il reintegro dei finanziamenti a scuola e sanità. Ma di che entità e come debba essere recuperato il denaro non è dato sapere.
  • Abolizione di Equitalia: di per se un’ottima idea, ma non viene esplicato quale possa essere il sostituto. E se venisse affidato il compito della riscossione ad una società privata? Non sarebbe peggio?
  • “Liberare” la rete internet: uno dei cavalli di battaglia del movimento è la liberazione della rete internet. Uno degli obiettivi sbandierati è di concedere la possibilità di un utilizzo gratuito a tutti i cittadini italiani, per cui è inoltre previsto la cittadinanza digitale per nascita.

Il vero problema nasce dalla mancanza di informazioni sul “come?” e sul “in quanto tempo?” il movimento cinque stelle intenda eseguire le disposizioni presenti nel suo programma. E gli aspiranti votanti che ne pensano?  Già gli elettori del movimento (o meglio di Grillo) cosa conoscono delle politiche economiche e sociali? Per esperienza personale ogni qualvolta io mi sia relazionato con sostenitori del politico/comico genovese, ho riscontrato una quasi totale assenza di consapevolezza delle politiche e misure che andrebbero a votare. Per conferma si può fare un esperimento divertente: prendete a caso dei sostenitori del cinque stelle e domandate loro 6 motivi per cui voteranno Grillo (sarebbe troppo sadico chieder loro di elencare almeno 6 candidati). Non sarei sorpreso se, dopo avere risposto che voteranno M5S perché sono contro “la casta”, le risposte dovessero latitare. Ed inoltre votare un partito politico con l’intenzione di combattere la politica, credo abbia tutti i presupposti dell’ossimoro.

Ma allora il perché di tanto successo del movimento? La motivazione principale è da ricercarsi nella composizione dell’elettorato grillino, riassumibile con poche parole: disomogeneo, trasversale ed impreparato. Già, impreparato. Il sostenitore medio del partito del comico genovese non ha i contorni ben definiti; troppo eterogeneo il bacino di elettori in cui “il pescatore di voti” fa mattanza. In principio c’è il borghese disilluso dalla politica (o dalla propria vita) che cerca, tra un insulto razzista all’ambulante extracomunitario  e una minaccia di morte ai cittadini rom-eni (prima o poi dovremmo spiegarlo che rom non è il diminutivo di romeni), di “contribuire” ad un migliore futuro per suoi figli (dimenticando che la sua generazione è  tra le cause del declino culturale ed economico della nazione); c’è il pensionato che è rimasto affascinato dalla “marea” di gente ad ogni comizio/spettacolo del comico; c’è  il giovane frequentatore di social network ed affini totalmente a “digiuno” di politica, colpito e conquistato dal linguaggio diretto e colorito di Grillo; e c’è soprattutto il “vecchio volpone” che nell’orgia di incertezze ed inesperienza politica, cerca di ritagliarsi un ruolo di prima stella.

Una sola cosa mi preme di ricordare a chi promette di dare il suo voto al M5S come protesta per la classe politica attuale: il voto di protesta per antonomasia e correttezza istituzionale è la “scheda bianca”. Assegnare una preferenza ad un partito di cui non si conosca il programma o le reali intenzioni, non è protesta. E’ solo idiozia.

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