La ceramica maiolica

di Marianna D’Ambruoso

In questi ultimi anni gli appassionati o, per meglio dire, i collezionisti di Ceramica Maiolica si sono diffusi sempre più nel nostro territorio. E’ assolutamente arduo parlare di ceramica descrivendone la sua nascita, evoluzione e diffusione in quanto non basterebbero diversi articoli ma addirittura bisognerebbe scrivere degli interi volumi di libri. Quindi, mi limiterò a descrivere sommariamente che cos’è la maiolica e a presentarvi un collezionista di questo genere di ceramica. La ceramica è nota all’uomo fin dall’antichità e si è evoluta nel tempo diventando sempre più nota non solo nel settore del vasellame o come oggetti di uso comune ma anche nell’oggettistica rilevandone forme raffinate con  decorazione. La maiolica prende forma e si sviluppa concretamente in Italia nel periodo del Rinascimento ma non dobbiamo dimenticare che la sua provenienza di origine è la Spagna, infatti la parola Maiolica deriva appunto dal nome della città di Maiorca. Durante la fine del Medioevo, attraverso un proficuo commercio tra i due Paesi, in Italia arrivarono diversi manufatti pregiati che portarono alla realizzazione di questa ceramica. La città per eccellenza famosa in tutta Europa per i suoi capolavori ceramici è Faenza ed è inoltre fondamentale l’apporto di decoratori che erano dei veri e propri pittori che riuscirono a creare con varie difficoltà, visto il materiale non del tutto uniforme, disegni spettacolari che diventarono delle vere opere d’arte.  Anche l’Umbria  vanta il suo primato in merito alla produzione di ceramica di maiolica artistica, ed è umbro originario di Gualdo Tadino l’appassionato di questo tipo di ceramica il Signor Valter  Monacelli.

Come è nata questa sua passione per la ceramica soprattutto per la Maiolica?

L’interesse nasce in quanto la zona di cui sono originario, ossia Gualdo Tadino, ha una tradizione ceramica di carattere artigianale secolare. La stessa struttura sociale del paese  ne risultò chiaramente influenzata con il progressivo fiorire di numerosi piccoli opifici e laboratori dediti alla produzione dei “cocci” a partire dagli ultimi anni del 1800  in una zona il cui substrato era necessariamente legato ad una economia povera e rurale. Tale tradizione è ispirata ai rifacimenti secondo la tecnica del lustro alla ceramica  “da pompa o parata”, ovvero da decoro ed arredo, prodotta per la prima volta nel 1500 a Gubbio da Mastro Giorgio Andreoli che per primo sperimentò questa ceramica a “tre fuochi”, ovvero caratterizzata da tre cotture successive dello stesso pezzo  improntate su una risultanza di colori caratteristici (rosso rubino, oro e cobalto) a volte, ma più raramente, il verde cantaride. Successivamente, a partire dal 1875 – 1878 tale stile fu ripreso in produzione a Gualdo, a  Gubbio Fabriano e successivamente a Deruta. Una produzione maggiormente diversificata ebbe luogo nel fiorentino: Cantagalli, Fantechi e la grande e famosissima “Ginori”, tristemente portata al fallimento in seguito alla odierna crisi qualche mese fa, e poi nel faentino. Il forno di cottura era definito “muffola“, ed era auto costruito. Era un forno realizzato in terra opportunamente rivestito con degli strati refrattari, il legno che veniva usato era legno di ginestra. Tale cottura conferiva ai pezzi lavorati, solo nel caso in cui tale procedimento avvenisse in maniera corretta, dei riflessi a lustro metallici ed un riverbero  particolare da essere definito “ceramica  a lustro”. Inoltre, da bambino abitavo nei pressi di un opificio e di tanto in tanto mi recavo a ritirare dei pezzi e degli oggetti che erano usuali a casa dei miei genitori ed ero molto affascinato e sbalordito da tanta bellezza e con gli anni è diventata per me una grande passione.

Mi parli della sua collezione.

La mia collezione si concentra nel periodo storico “primitivo “ quindi dal 1878 – 80 al 1930. Ho avuto la fortuna di reperire dei pezzi un po’ da tutto il mondo, questo grazie alla possibilità offerta dagli acquisti on line, oltre alla frequentazione dei mercatini di antiquariato. In questo mio percorso, ho avuto la fortuna di incontrare degli appassionati e storici che hanno dedicato a questo argomento molto tempo ed interesse  per cercare di ricostruire fatti storici, attribuzioni produttive, codifica di monogrammi, stemmi e  firme  delle varie piccole manifatture e pubblicarne i contenuti. Insomma, scelta molto oculata degli oggetti ma allo stesso tempo amore per i particolari decorativi e per i vari abbinamenti che si possono trovare oltre ad una lavorazione pressoché paziente effettuata da coloro che la eseguono tanto da toccare con mano e con lo sguardo la perfezione.

Progetti per il futuro riguardo la sua collezione?

Per prima cosa vorrei iniziare la classificazione schedulata della collezione, la conservazione della stessa e una maggiore cognizione storica dei vari ambiti produttivi e inoltre desidererei che questo mio grande amore per la ceramica maiolica possa essere condiviso da coloro che mi sono accanto ovvero le mie figlie. Non nascondo che prima o poi mi cimenterò nell’organizzare una mostra proprio per poter rendere visibile la bellezza e l’importanza perché no storica dei miei pezzi.