Precari/eTA: racconti di una generazione

 di Serena Mancini

Nonostante in Italia il termine “precario” definisca ormai una categoria lavorativa ben precisa, il dibattito sulla condizione dei tanti protagonisti di questa “piaga sociale” continua ad essere spesso ignorato. Proprio per cercare di focalizzare l’attenzione sulle tematiche legate al precariato dunque è nato a Taranto il progetto Precari/eTA portato avanti da alcuni ragazzi che questa condizione la vivono sulle proprie spalle.

Come nasce l’idea di realizzare questo progetto e soprattutto quali obiettivi vi siete posti?

L’idea è nata perché ci siamo resi conto che nonostante la parola precarietà sia ormai sulla bocca di tutti, è difficile tracciarne i confini concettuali: ormai questa condizione abbraccia la maggior parte della popolazione, una moltitudine silenziosa, in maniera trasversale. Ritenevamo opportuno quindi, in quanto anche noi precari, cercare quantomeno di trovare un posto virtuale nel quale poterci confrontare con quante più realtà e individui possibili costretti sotto il macigno dell’incertezza.

“Precari/eTA non è un sito. Non è un blog, non è un portale. Non è nemmeno una rivista ”-così scrivete del progetto. Spiegaci un po’ dunque di cosa si tratta e raccontaci qualcosa su chi vi partecipa.

Quando parlavamo tra di noi su cosa dovesse essere precari/eTà, pensammo che dovesse rappresentare in questo momento, più d’ogni altra cosa, la parte larga dell’imbuto. Credo che questa metafora renda perfettamente l’idea: www.precarieta.info è una piattaforma assolutamente inclusiva, in cui tutti possono raccontare la loro storia di precarietà, sia essa economica o che si esprima sotto forma di condizione esistenziale; dove sarà possibile esprimere propri pareri o condividere saperi che non trovano spazio su altre riviste, siti o blog. Il nostro obbiettivo è dare voce a generazioni che attraversano questa condizione: dal ricercatore senza fondi all’operaio sfruttato, dallo studente al lavoratore a contratto, dal cinquantenne che perde il lavoro e ha scarse possibilità di trovarlo al ventenne che non può programmare in modo sereno il proprio futuro. In una città come la nostra, dove tutte le contraddizioni del capitale sono più intense e concentrate che in tante altre realtà, la nostra piattaforma può essere il luogo dove virtualmente tutti si possono incontrare per conoscere le loro condizioni: 110mila disoccupati e 14mila cassaintegrati, senza contare tutti gli altri che hanno contratti a progetto a un mese, sono tutti protagonisti silenziosi di una città la cui condizione principale è pressoché sottaciuta.

Perché un “precario” dovrebbe decidere di raccontare la sua storia su Precari/eTA?

Essenzialmente perché ha la possibilità di confrontarsi con persone che vivono una condizione a lui simile; confrontarsi, in questo momento, è importante, perché nessuno ci vieta di conoscerci, conoscere le altrui condizioni e, perché no, fare quadrato: rendersi conto che non si è soli può essere d’aiuto per capire che è possibile pensare un futuro libero dai ricatti del precariato. Immagino, più di tutti, un ragazzo che lavora a nero o con contratto a progetto per un blog su internet: dove può scrivere delle sue problematiche o raccontare il suo disagio se non sul nostro portale?

In che modo pensate di coinvolgere la cittadinanza a partecipare?

Innanzitutto ci ha già sorpreso, dopo solo pochi giorni dall’attivazione dell’indirizzo, la partecipazione numerosa ed interessata degli utenti in rete. Noi speriamo che sempre più gente si senta coinvolta dal progetto, dalla libertà d’opinione e di racconto che caratterizza la piattaforma e dal fatto che, così come si può vedere dagli slogan che abbiamo scelto per lanciare precarieta.info, siamo proiettati verso una moltitudine di direzioni: dal problema della mobilità a quello della casa, da quello del reddito per chi non lavora al futuro dello studente che si ritiene fortunato per aver trovato un part-time a 5 euro lorde l’ora.

Chi volesse aderire alla piattaforma cosa deve fare e a chi deve rivolgersi?

Per farsi un’idea può leggere le linee guida sulla pagina. Dopo aver redatto un articolo, basterà inviarlo via email a: info@precarieta.info.

Quindi, chiunque può scrivere sul vostro blog?

Certo, chiunque. Ma occorre fare due piccole premesse: ovviamente, se dovessimo ricevere un articolo pieno di errori grammaticali, probabilmente verrebbe re-inviato al mittente chiedendo le opportune correzioni. In secondo luogo ci sono limiti sottintesi, come il fatto che non accetteremo mai un articolo di stampo razzista, giusto per fare un esempio. In ogni caso, i contenuti degli articoli non saranno mai modificati.

Nel vostro sito scrivete “Sarà lo spazio per discuterne, cercare nuove armi, conoscere e conoscerci, informare e formare idee e mezzi con cui seminare conflitto, coltivare passioni e tifare rivolta.”, prevedete di organizzare anche incontri fisici di discussione o il progetto si svolgerà interamente su internet?

Bè, speriamo di riprenderci tutti insieme diversi spazi di discussione pubblica. Quindi per adesso il progetto è concentrato sulla rete, poi chissà. A giorni, comunque, presenteremo ufficialmente l’apertura di uno sportello dedicato appunto ai precari, che possa aiutarli dal punto di vista legislativo e giudiziario o per qualunque altro dubbio o considerazione. In ogni caso, come già dicevo, inizieremo a raccontarci le nostre vite precarie, poi fare quadrato magari sarà più semplice e spontaneo.