Dal “decreto del fare” al sub-commissario Ilva Ronchi: le ultime avventure del governo Letta-Alfano

di Andrea Cazzato

Il governo delle larghe intese!! Un sogno divenuto realtà, per tutti i democristi e per tutti i centristi in altre salse, che finalmente si son potuti riciclare. Un flagello per i sinistri, che adesso son costretti a doversi indignare meno, perchè al governo comunque c’è il Partito Democratico, quindi va bene tutto ma è il momento del sacrificio.

Dopo la tornata elettorale delle amministrative, che ha visto “stravincere” la coalizione (?) di centro-sinistra (?) davanti ad un folto pubblico elettorale (una coppietta spaesata, quattro anziani ed un bus di turisti serbocroati provenienti dal tour Medjugorje-Loreto), il “governo ne esce rafforzato”, come dice l’eminentissimum primo ministro Enrico Letta. Beh, a pensarci bene, anche se avesse vinto la destra berlusconiana o il centro montiano, sarebbe comunque stato un successo delle larghe intese. Nel frattempo l’opposizione pentastellata pare stia franando; tutto ciò testimoniato dal fuggi-fuggi generale di alcuni dei deputati e senatori “cittadini” eletti a febbraio. Crollo di consensi alle amministrative (cosa comprensibile, se qualcuno avesse analizzato attentamente il voto delle politiche), dissenso sempre più vasto e clima teso che neanche un congresso del Pd: segnali affatto positivi per la compagine grillina.

Tornando al governissimo, si lavora fino a tardi. Pare che l’incontro fiume dell’altro giorno sia durato ore ed ore. Si è discusso del cosiddetto “decreto del fare”. In cosa consiste quest’atto dal nome così altisonante e che ricorda tanto Oscar Giannino e la sua lista elettorale dai risultati scoppiettanti “Fare per fermare il declino”? Tralasciando per un attimo il nome, che mi ricorda tanto, come bene ha definito Emiliano Brancaccio, “fare, dire, baciare, lettera e…testamento”, questa nuova pensata dell’esecutivo Letta-Alfano prevede varie agevolazioni per piccole e medie imprese, bollette elettriche, sulla fiscalità, per edilizia e infrastrutture (con nuovi posti di lavoro), niente di meno le borse di studio per i liceali più meritevoli. Vista così sembra una roba meravigliosa, ok. Ma i soldi per tutte queste cose, da dove li prendiamo? Sentivo l’altro giorno che avrebbero aumentato l’Iva di un punto, di mezzo punto, ancora non è chiaro: ma il risultato non cambia però, visto che a “giovare” di quest’aumento sarà di nuovo tutta la popolazione, alla faccia della verticalità e della giustizia sociale, come al solito. Ribellione nel Pdl: no all’aumento dell’Iva e cancellazione dell’Imu per TUTTI, dai Briatore all’edicolante Gaspare. Rimane sempre da chiederci dove li andiamo a prendere ‘sti soldi, cari amici silvani. Una ideona ce l’avrei, volendo. Facciamo come la Grecia: chiudiamo la Tv di Stato (o vendiamola a prezzi stracciati ad un imprenditore brianzolo a caso), bastoniamo la cultura (quella pubblica si intende), ma guai a voi se toccate gli interessi dei ricchi. Cosi si deve “fare”, basta con la cultura e coi diritti per il popolo. “Produci, consuma, crepa” dicevano i CCCP, e i liberisti che ci “guidano” la vedono proprio in questo senso. Professor Boldrin sto arrivando!

E con l’Ilva di Taranto che facciamo? Dopo averci piazzato il buon Enrico “tuttasalute” Bondi, ecco la nomina del sub-commissario Edo Ronchi, già ministro per l’ambiente nei governi Prodi e D’Alema, ex Verde, che dovrebbe chetare almeno per un po’quei rompipalle degli ambientalisti, a detta dei saggi cronisti della politica economica. Eh beh, immagino i poteri vincolanti del sub-commissario dell’ufficio sinistri di fantozziana memoria. Tanto Zanonato and co sembra abbiano deciso tutto ormai, come ho già detto nel mio articolo sul numero precedente. Nel frattempo noi tarantini possiamo fermarci ad ammirare, nelle più grandi stazioni ferroviarie italiane, il capolavoro pubblicitario di “Questa è Taranto”, mentre noti blogger locali si scagliano con ferocia contro chi fa notare quanto sia inutile spendere 600mila euro per questa campagna, quando quei soldi potevano essere spesi (utilizzando i fondi dalla Regione Puglia) per rimettere apposto qualcosina in città; quisquiglie come direbbe Totò.

E’ lunga ancora l’estate, quindi per il governo c’è ancora tempo per infilarci qualche bastone nello stesso posto indicato da Altan. Come ci ricorda il ministero della salute, “occhio a non dimenticarvi i bambini in macchina” e attendiamo che sia il momento del “Lodo Strega chiama colore” della Cancellieri, che dopo il decreto del “fare, dire, baciare, lettera..e testamento” è il minimo che si possa pensare.