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di Luca Frosini

Il titolo sovra citato doveva avere, nelle mie intenzioni iniziali, un’ulteriore complemento, un giudizio pienamente personale sullo stato di cose della politica italiana: Gaber non aveva capito una beata mazza.

L’articolo potrebbe anche chiudersi qui, visto lo spettacolo offerto nella giornata di sabato dai due maggiori partiti italiani, divisi da lotte e competizioni negli ultimi vent’anni ma ora uniti tutti insieme in un esecutivo dalle prospettive difficili e che farebbe gettare la spugna anche al celebre cantautore milanese. Andiamo quindi ad analizzare nel dettaglio cos’è successo tra Brescia e Roma, provando così a capire quali potrebbero essere gli indirizzi futuri dell’Uomo Onesto, tornato più forte di prima, e dei suoi dissolti neoalleati. Quindi stay tuned e join the game! (da quando ho incontrato dei comunisti statunitensi non sono più lo stesso, sorry).

PDL, BRESCIA (DA QUALCHE PARTE IN LOMBARDIA):

Nelle intenzioni dell’onnipotente Capo la manifestazione di Brescia doveva essere l’ennesimo inizio della campagna per le prossime politiche, oltre che certificazione ulteriore del inedito ruolo di Padre della Patria come piace alla frangia moderata del suo popolo e sorta di contentino per le schiere più aggressive, assetate di piazza, vittimismi complottistici e  vogliosi di passare all’incasso elettorale i positivi sondaggi accreditati da numerosi organi mediatici. (more…)

 di Serena Mancini

Sono a Roma. È il primo maggio. Dopo averci pensato e ripensato decido di fare un salto al tradizionale concerto di Piazza San Giovanni.

Il primo ostacolo consiste nel trovare la giusta compagnia: attorno al concertone si vengano infatti a creare diverse correnti di pensiero. La prima è quella dei “preoccupati”, ossia di chi dice: “Sono tutti comunisti; la musica, i cantanti e persino la gente che ci va! Non è un ambiente sicuro, non ci vengo”; la seconda è quella dei “festaioli” per i quali: “Sono tutti comunisti, ma potremmo andarci perché alla fine basta che ci si diverta”; la terza invece, la più rara, è quella dei “convinti” o dei “nostalgici”, ossia di coloro i quali credono nel valore del concerto e nel suo significato e, magari, anche alla storia dei sindacati che lottano per i lavoratori. (more…)

Il primo maggio a Taranto

di Pietro Rizzi

Novant’anni fa, era il 1923, le grandi battaglie sindacali italiane (sull’onda di ciò che avveniva a livello internazionale) condussero al riconoscimento di un diritto fondamentale per i lavoratori: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore.

La vita dei lavoratori, di lì in poi, sarebbe cambiata: finalmente potevano assaporare e toccare con mano la libertà, dignità e la vita di famiglia. Solo un terzo della giornata sarebbe stato destinato al lavoro, infatti il motto della Prima Internazionale affermava: “otto ore di lavoro, otto ore di riposo, otto ore di svago”. Passavano i giorni, mesi, anni. Todo cambia. Si, ma in peggio. (more…)