L’inarrestabile ascesa dei coupon, ovvero come comprare sotto costo ciò che non serve

di Salvatore Romeo (’85)

Alzi la mano chi non vorrebbe un televisore al plasma a 300 euro o un pranzo tutto a volontà (“all you can eat”) a 10 euro. A chi non interesserebbe un “weekend romantico al lago” per soli 50 euro o un abbonamento in palestra super scontato. La risposta è scontata, la domanda retorica. “Ma come è possibile ottenere questi sconti?” vi chiederete interessati. Semplicemente registrandosi ad un sito internet, specificare una città di interesse e magicamente verrete avvisati di “fantasmagoriche” offerte, riservate a voi e a pochi altri fortunati che avranno la prontezza di essere tra i primi ad acquistare il “deal”.

Questo è il fenomeno dei “coupon di gruppo” (i vari Groupon, Groupalia, Yoodeal), nuova moda degli ultimi anni nata negli Stati Uniti ed esportata con successo in tutto nel mondo.
Il funzionamento è interamente gestito on-line; sono ormai numerosi siti in cui ogni giorno sono disponibili offerte per ristoranti, eventi, prodotti, messi a disposizione dai venditori: se un prefissato numero di persone accetta di partecipare (e quindi sottoscrive il deal, l’accordo), lo sconto sarà valido per tutti (in caso contrario, va tutto a monte). Una volta andato a buon fine l’acquisto di gruppo, i singoli si presenteranno dai commercianti con un coupon per far valere l’offerta. Ovviamente, come gran parte delle stravaganze “made in USA”, i coupon hanno immediatamente riscontrato il gradimento degli italiani: in soli diciotto mesi quello italiano, è diventato uno dei principali mercati delle offerte di gruppo “low-cost”. Ma come la gran parte delle novità che giungono in Italia, questi coupon offrono le maggiori opportunità nelle grandi città del settentrione: Milano, Torino, Bologna e Roma, sono attualmente le “capitali” degli “acquisti vantaggiosi”; molti i negozi, i locali o le catene che offrono offerte irripetibili in questi circuiti esclusivi.
Ma l’elevato numero di richieste di “deals”, ha provocato diverse falle nel sistema della compra-vendita. E’ cronaca recente, la protesta che consumatori ed aziende hanno rivolto verso i colossi dei coupon. Durante le vacanze di Natale 2011, la richiesta di prodotti super scontati ha portato alla sospensione del servizio da parte di alcune pasticcerie di Milano, ree di avere offerto articoli dolciari ad un prezzo più basso del 60% rispetto allo standard. Dura è stata ovviamente la reazione di quei clienti che credevano di portare sulle proprie tavole panettoni e torroni in tempo per le festività. Peggio è andata a chi, anticipando per intero il costo del deal, si è ritrovato ad aver perso tutta la quota senza ricevere in cambio alcun servizio. Questo è accaduto a Bologna, dove una palestra, dopo aver venduto centinaia di coupon agli ignari clienti, ha procrastinato la data di apertura fino a dichiarare fallimento senza mai effettuare un giorno di attività. Non sono stati fortunati neppure quelli che per Capodanno avevano contato su un bel soggiorno in Sardegna, in un hotel a quattro stelle, antica residenza nobiliare risalente al XVIII secolo. Novecentocinquanta coupon venduti, a fronte di 50 concordati. Per questo la società albergatrice ha annullato il contratto, con un annuncio sul proprio sito per placare l’ira dei consumatori.
Rimane da chiedersi come mai le aziende puntano così tanto a delle offerte al ribasso, dove i margini di guadagno sono ridotti o spesso assenti. Sicuramente lo spirito che è alla base dei coupon, è da ricercarsi nel marketing selvaggio che le aziende praticano aiutate dal “web 2.0”: le aziende cercano di fidelizzare il cliente, facendo provare la merce in modo da convincerlo a tornare. E non è una coincidenza se la gran parte degli utilizzatori finali dei buoni rientra nella fascia di età dei giovani e giovanissimi. Ma se ciò non basta a giustificare il successo ottenuto di quella che ha preso la forma di una vera e propria mania , offre una valida chiave di lettura. Ed il messaggio che si cela dietro la possibilità di ottenere “100 pagando 1” è molto più complesso. Pensate alla generazione che per la prima volta si affaccia al sistema mercato, con la prospettiva del gradino più basso della piramide del consumo. Il profilo medio dei neo maggiorenni di questo decennio, illustra una generazione di “internauti” abili nel padroneggiare e sfruttare al meglio, i mille aspetti che il web può fornire loro. Acquisti on-line, approfondimenti nello studio (se non possibilità di copiare interamente gli esercizi che dovrebbero svolgere a casa), possibilità di interagire continuamente e da ogni piattaforma, con coetanei e non, sono solo alcune delle abitudini che la generazione del “web 2.0” ha acquisito dall’utilizzo smodato di internet. Ormai tutto ciò che è pensato, fatto, letto o desiderato, finisce nelle fitte maglie della “rete”. I coupon sono pensati espressamente per questa nuova generazione che, una volta “fidelizzata” e convinta nella bontà degli sconti su internet, potrà dar vita ad un consumismo sfrenato ed spensierato. Ma non è quest’ultimo aspetto a preoccupare, più tosto il messaggio che qualsiasi cosa tu desideri possa essere acquistata, con un “escamotage”, ad un prezzo inferiore di quello che costa. “Tutti possono avere tutto pagandolo meno”, questo il messaggio celato dei coupon. L’idea che un ragazzo, assuefatto da acquisti inutili e spensierati, può far si che il superfluo sia un suo diritto; o peggio che l’” accessorio” sia visto come necessario e che dunque sia un diritto possederlo. La nuova console, la cena etnica o l’abito firmato, se venduto a basso prezzo (rispetto allo standard) incomincia ad entrare nelle abitudini di soggetti che altrimenti mai avrebbero potuto pensare di possederlo . Questo fa sì che ciò che normalmente dovrebbe essere un “extra” da concedersi solo saltuariamente, si trasformi in un potente volano di insoddisfazioni e nuove pretese. Nel momento in cui il consumo si trasforma in assuefazione (gli abiti firmati provocano più dipendenza di alcol o nicotina ), il meccanismo dei coupon ha raggiunto il suo subdolo scopo. Un consiglio spassionato: la prossima volta che vi affretterete ad acquistare qualcosa che avete sempre desiderato o che ritenete troppo conveniente per non essere comprato (anche se indiscutibilmente inutile), soffermatevi a pensare che i vari gruppi che offrono il servizio di “coupon” traggono guadagno dalla vendita di beni di terze parti, offerti ad un prezzo al di sotto del loro valore, ovvero venduti in perdita. Non vi suona un tantino anomalo la moda coupon, ovvero comprare a basso costo ciò che in realtà non serve?

4 Comments

  1. Anonimo Febbraio 20, 2012 9:26 pm 

    Nel momento in cui uno sente il bisogno di un massaggio a metà prezzo, magari si può anche sostenere che gli “serva”. In realtà si vogliono far passare come “per tutti” prodotti che in realtà sarebbero destinati a chi può permettersi lo “status symbol” (questo vale soprattutto per la tecnologia, ma anche il massaggio o il ristorante di lusso, perché no?). Per il resto potrebbe essere visto come la semplice riproposizione dell’offertona 3×2 del supermercato nel contesto dell’e-commerce. Se si riescono a circonvenire le mamme con il Dash in supersconto, perché non il navigatore medio, notoriamente più farfallone della tipica massaia?

    F.

  2. Anonimo Febbraio 22, 2012 10:45 am 

    In realta’ il meccanismo aiuta i patner a non spendere in comunicazione

  3. Anonimo Febbraio 22, 2012 2:33 pm 

    Da quanto emerge dalle varie inchieste, le aziende promotrici dei coupon, raggiungino una quasi totale indipendenza nei confronti dei patner commerciali. E’ il caso di una struttura ricettiva turistica che a fronte di un’offerta di 20 posti scontati, si è ritrovata con quasi 100 coupon venduti.

    S.R.

  4. Anonimo Marzo 12, 2012 12:07 pm 

    Ciao sono Giuseppe del team Youppit (http://www.youppit.it), aggregatore di siti coupon. Una ricerca fatta dal nostro ufficio contabile nell’Ottobre 2011, indica un fatturato di 200.000 euro giornaliero per vendite fatte dai sette maggiori couponsite nelle maggiori città italiane. Questo dato è sempre in crescita, ciò è dovuto al fatto che i problemi riscontrati nell’ultimo periodo sono stai in gran parte risolti grazie al maggior controllo sugli esercenti da parte di Groupon e simili.

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