Esempi di servizi socio-sanitari ai disabili e il timore della scure dei tagli

di Rita Taccardi

La disabilità è la condizione di un individuo con ridotte capacità d’interazione sociale, incapacità di svolgere mansioni che fanno parte della vita quotidiana.

Oggi, rispetto agli anni precedenti, essere portatori di handicap comporta meno problemi, ma comunque bisogna combattere con le restrizioni mentali di qualcuno. Essere disabili non è una colpa, diventarlo può capitare a chiunque, una società CIVILE che si rispetti dovrebbe avere i mezzi necessari per garantire ai portatori di handicap una condizione sociale e una vita dignitosa.

Essere disabili non significa non essere abili: è vero, sono sempre esistiti ed esisteranno sempre degli ostacoli da dover superare, ma ciò non deve essere una limitazione poiché con l’aiuto giusto, nonostante la disabilità, si può creare un’avventura dopo l’altra.

L’integrazione per una persona disabile è molto importante, ma oggi non in tutte le realtà l’integrazione sociale è così semplice. Per fortuna la realtà massafrese, possiamo definirla “parallela” e migliore rispetto a molte altre: questo fuoriesce da una breve intervista con Pasquale Alagni padre di una bambina affetta da sindrome di Down che afferma: “La realtà massafrese la si può definire privilegiata rispetto a tante altre, in quanto il comune, nonostante tanti problemi, contribuisce ed ha sempre con un’ occhio di riguardo con i ragazzi disabili…”.

La città di Massafra offre un centro diurno per ragazzi disabili, nato nel 2007, ove vengono svolte svariate attività con figure professionali, tra cui la lavorazione della ceramica, corsi d’informatica e di teatro; i ragazzi sono sempre entusiasti e accolgono le nuove iniziative portandole a fine e mostrandole a chi crede in loro. Il centro diurno massafrese “ospita” oggi 23 ragazzi con diverse disabilità, ma le persone disabili a Massafra sono circa 500, anche se non abbiamo un censimento che ce lo possa confermare.

Si presenterebbe un problema se l’utenza nel centro diurno dovesse aumentare, in quanto si richiederebbe una nuova struttura. Bisogna dire che molte sono le persone disabili che restano nel proprio nucleo famigliare, forse perché hanno attorno persone che non sono in grado di capire quanto fondamentale sia per il proprio figlio, nipote ecc interagire e svolgere le attività con i ragazzi o i volontari disposti a spendere ore della propria giornata nel centro: con la parola volontario si vuole intendere colui che realmente si veste di umiltà e non si sostituisce al genitore, allo psicologo o al dottore.

L’apertura del centro diurno massafrese è stata anticipata di circa un mese, grazie al sindaco Martino Tamburrano che ha messo a disposizione dei fondi emessi dalle casse comunali. Pasquale Alagni, che mi ha fornito questo quadro della situazione riferito a Massafra, ha lanciato un appello: “Come presidente di un associazione per genitori con figli disabili spero si continui sempre ad avere sensibilità nei confronti di chi è più debole: vivere giornalmente con determinate difficoltà è dura ed è una lotta continua, che insieme possiamo superare.”

Questa di Massafra è sì una realtà positiva, ma la domanda da porre agli enti comunali e regionali è solo una: “nel momento in cui ci saranno da fare delle scelte a cosa si rinuncerà?

1 comment

  1. Milena Gelmi November 12, 2012 12:43 pm 

    Sono la responsabile legale di una” associazione La Rondine onlus” che si è battuta per anni contro gli ostacoli ,le barriere e per dirirri dei disabili medio gravi, autistici , per il loro inserimento nella società ,per la loro residenzialità nelle micro comunità e per ben 12 anni, nove residenziali hanno soggiornato presso di noi mentre 90 famiglie a turno con la LR. 162 trovavano presso di noi il pronto intervento nei casi di bisogno . Ora con il grande dispiacere mio e di tutto il consiglio siamo in chiusura sia come servizi che come Associazione perchè i nostri appelli di aiuto per la continuità sono caduti nel vuoto e da parte dei comuni e della regione Lombardia non abbiamo più avuto sovvenzioni. I nostri ragazzi sono stati mandati in posti lontan dalle famiglie in comunità dove ci vogliono ore di auto o di treno per andarli a trovare ed è stata amarezza da parte nostra il vedere svanire una bella realtà e vedere il dolore delle famiglie coinvolte perchè oltre al dolore della disabilità si è aggiunto anche quello della separazione dal proprio figlio/a che ti rimane attaccato addosso e ti strazia giorno per giorno . Volontari anche qui non se ne sono mai visti ( a parte noi che costituivamo il consglio) ed ai genitori ormai stanchi e acciaccati non si può chiedere più nulla. Quello che state facendo è grande ed io personalmente Vi auguro tanto di poter continuare per il bene di tanti ragazzi e per le loro famiglie
    .Io sono Milena, mamma di una ragazza autistica di 36 anni

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