Allarmante condizione dei lavoratori agricoli nel tarantino. Il rischio di una nuova Rosarno

di Serena Miccoli

È nata il 30 Ottobre l’associazione Braccianti Uniti da un gruppo di lavoratori del settore agricolo che si sentono abbandonati dalle istituzioni e dai sindacati.

«Non sentiamo mai nei discorsi dei sindaci, dei consiglieri comunali così come regionali, la parola agricoltura – spiega Vito Vetrano, fra i responsabili dell’associazione – e se viene pronunciata è sempre una parola spesa per gli imprenditori agricoli, mai per i braccianti.»

Sui sindacati Vetrano utilizza un’espressione popolare molto efficace per rappresentare il quadro della situazione nel comparto agricolo: «il sazio non crede al digiuno. Sono lontani dall’esempio di Giuseppe Di Vittorio, dal soffrire le pene del lavoratore: il sindacalista è diventato un impiegato, un burocrate e in quanto tale non capisce la condizione dei braccianti. Prima si tenevano le assemblee nelle campagne; ora sostengono che ci sia una legge che vieta l’accesso ai terreni: essere sindacalista è una missione, non una mansione, che va perseguita prendendosi le proprie responsabilità e andando anche incontro a questi ostacoli.»

Quello dell’agricoltura nel tarantino è un comparto che dà lavoro oggi a 29mila unità, 5000 in meno rispetto a quelle censite gli scorsi anni; un lavoratore che svolgeva 200 giornate lavorative, oggi a malapena riesce ad arrivarne a 150, mentre molti sono i braccianti non riescono a raggiungere le 51 giornate lavorative che permettono loro di percepire l’indennità di Disoccupazione Agricola.

Ben 3000 aziende agricole del tarantino, inoltre, sono all’asta. Una situazione spaventosa.

La crisi del settore è ancora più appesantita dalla questione Ilva. L’associazione Braccianti Uniti sostiene che il lavoro per gli operai dell’ILVA vada tutelato ma che vada al contempo salvaguardata la salute dei cittadini di Taranto e provincia ed inoltre che venga tutelata l’immagine dell’agricoltura tarantina in questi giorni martoriata dalle affermazioni del Ministro Clini.

Fra i campi, la questione dell’occupazione si mostra, insomma, in tutta la sua gravità: «Il 15 Novembre parteciperemo alla manifestazione della Fiom: il problema del lavoro riguarda tutte le categorie» – puntualizza Vetrano.

Fra gli obiettivi dell’associazione Braccianti Uniti, oltre alla stringente lotta al caporalato e la richiesta di misure come la cassa integrazione per i lavoratori agricoli e di abolizione della legge introdotta con la finanziaria del 2008 – che regolamenta i contributi, portando gli imprenditori a dichiarare una retribuzione superiore a quella effettiva per risparmiare sul versamento dei contributi, con conseguenze sulla dichiarazione dei redditi e relative tasse dei lavoratori –  uno colpisce in maniera particolare:

Unità della categoria: tutti i lavoratori sono uguali senza distinzione di razza, religione, appartenenza politica.

Il principio costituzionale e universale viene ribadito a gran voce in un contesto in cui, nella gara al ribasso del costo del lavoro, un lavoratore è portato a vedere quello più disperato e sfruttato come un vero e proprio nemico.

«Sta per scoppiare una nuova Rosarno – racconta Vetrano – se prima per il lavoratore tarantino la concorrenza era costituita dal lavoratore brindisino, oggi c’è il rumeno. Ma la lotta per i diritti deve essere unita, solo così si potrà arrivare ad una parità di diritti e condizioni

Nelle parole di Vetrano si esplicita, quindi, uno degli obiettivi del comunicato dei Braccianti Uniti:

I lavoratori stranieri non sono e non saranno nostri avversari ma nostri alleati, poiché uniti potremmo vincere la battaglia contro coloro che usano la disperazione di alcuni lavoratori a proprio vantaggio. Inoltre chiediamo che i lavoratori stranieri siano trattati al pari dei braccianti italiani avendo le stesse garanzie e lo stesso salario, solo così si potrà creare una competizione vera e non sproporzionata per via del basso salario che gli imprenditori riconoscono ai braccianti stranieri.

Un buon esempio di integrazione e di riconoscimento di classe ci viene dai braccianti, capaci di capire molto meglio di altre categorie l’andamento dei nostri tempi.

1 comment

  1. mafalda quino November 5, 2012 7:51 pm 

    Il tuo articolo mi è piaciuto molto perché da voce a un settore del mondo del lavoro sempre più spesso colpevolmente “dimenticato”.
    “Un buon esempio di integrazione e di riconoscimento di classe ci viene dai braccianti, capaci di capire molto meglio di altre categorie l’andamento dei nostri tempi”. (Di Vittorio docet)

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