U’ Tatà pinzece tu – storia degli ultimi 60 anni del quartiere Tamburi. Intervista a Giovanni Guarino

di Serena Miccoli

Il 20 Marzo si è svolta per le vie del quartiere Tamburi la rappresentazione “U’ Tatà pinzece tu!”, opera di teatro di strada che giunge a conclusione di un laboratorio di animazione territoriale organizzato dal Tatàpiù. In scena, nella rappresentazione della storia recente di Taranto, i giovani (e non solo) che hanno preso parte al laboratorio condotto da Giovanni Guarino, il quale ci ha raccontato alcune delle tappe salienti del progetto.

“Il progetto è legato al laboratorio TatàPiù, realizzato con il sostegno del bando della Regione Puglia “Bollenti Spiriti” – racconta.
“Il TatàPiù prevede anche altri laboratori. A questo (laboratorio di animazione territoriale, http://www.teatrocrest.it/formazione/tatapiu/u-tata-pinzece-tu/ ) hanno partecipato abitanti del quartiere Tamburi, giovani non professionisti.
La storia della rappresentazione è invece connessa a un percorso che il Crest sta facendo da 15 anni a Taranto, legato alla storia della città. Questa viene raccontata attraverso lo strumento a noi più vicino, il teatro, e realizzando percorsi sia storici che sociologici.
Qualche anno fa abbiamo fatto Vico Ospizio – http://vimeo.com/49445898 – che è la storia della città negli ultimi cinquant’anni.
Abbiamo voluto, così, contribuire al dibattito nato in città sull’argomento più pregnante, cioè quello dell’ambiente e della presenza dello stabilimento. Avendo noi il nostro teatro sui Tamburi, abbiamo deciso di parlare del quartiere e di raccontare la storia dei Tamburi dagli anni ’50 in poi.”

La rappresentazione è avvenuta per le strade del quartiere. Come si è svolta e qual è stata la risposta degli spettatori?

“Abbiamo prima di tutto movimentato il quartiere con un gruppo ritmico di percussioni, che per un’ora, prima dello spettacolo, ha girato per i Tamburi. Dopo di che siamo partiti dalle case parcheggio, simbolo di stereotipi, luoghi comuni. Le case parcheggio sono anche il segno anche di diversi fallimenti: dovevano essere case abitate per un paio d’anni… ma sono lì da quarant’anni. Partire da lì non è stato casuale.
Poi il percorso ha proseguito: è durato 2 ore e mezza per un chilometro e mezzo, e nonostante piovesse siamo riusciti a terminare con 200 persone: una cosa unica a Taranto. Sembrava d’essere in Germania, dove c’è l’abitudine di seguire gli spettacoli per strada con gli ombrelli.”

Quali sono state le tappe del percorso e quale il loro significato?

“Alle case parcheggio abbiamo raccontato i Tamburi negli anni 50 prendendo come simbolo il fatto che qui ci fosse il sanatorio: l’aria era talmente buona che proprio lì si curavano gli ammalati di tubercolosi. Un segno forte.
Poi ci siamo spostati in Via Basta dove abbiamo raccontato la costruzione dello stabilimento, l’arrivo dei trasfertisti, i campi culturali, che man mano si sono sovrapposti, la perdita dell’identità.
In una terza scena abbiamo raccontato le due ondate di licenziamenti: una al termine della costruzione dello stabilimento, alla fine degli anni ’60; l’altra dopo il raddoppio.
In Piazza De Amicis abbiamo fatto la rappresentazione del dramma ambientale e della sicurezza sul lavoro, con l’uso di alcuni video. I video sono stati proiettati anche alle case parcheggio.
Poi in Piazza Gesù Divin Lavoratore c’è stato una sorta di processo con delle sagome di cartone che rappresentavano i protagonisti di questa storia: l’imprenditore, il politico, l’amministratore, il giudice, l’operaio, il cittadino.”

Questi eventi che significato hanno per un quartiere come quello dei Tamburi?

“Questo è stato uno spettacolo di teatro di strada, come ce ne sono molti al mondo, con connotato di denuncia sociale: le cose possono dirsi in mille modi, in un talk alla tv, in un comizio, e possono esser dette anche con il teatro. Ed è andata bene, visto il risultato.
Fra gli attori non professionisti, che hanno portato le proprie testimonianze, c’era anche Vincenzo Fornaro, che ha visto abbattere le sue pecore e ha raccontato la sua storia, interpretando se stesso nella rappresentazione.”

Questa sera alle 20 andrà in scena al Tatà la replica di “U’Tatà pinzice tu!”, per la quale si registra già il tutto esaurito.

L’immagine è stata presa dal sito http://www.tvtaranto.it/